SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: 2009

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

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* * *
Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

venerdì 27 novembre 2009

Polizia stradale? ... mo vene Natale / nun tengo denare / me leggio 'o giurnale / e me vado 'a cucca?.

Polizia stradale: Mo' vene Natale / nun tengo denare / me leggio 'o giurnale / e me vado 'a cucca'.
Vi chiederete: cosa c'entra la polizia stradale con questa lirica natalizia?
... ed io vi rispondo: niente! ... se non fosse per il fatto che in prossimità delle feste (ovviamente con un anticipo di quindici o venti giorni) di una certa rilevanza (esempio Natale, Ferragosto, Pasqua ecc. ecc.) non posso non notare un certo aumento di volanti ferme al lato della strada pronte a bloccarti cercando (e riuscendoci) il più banale (perché di banale si tratta) motivo d'appiopparti una multa.
Non so nel resto d'Italia, ma questa sicuramente è una consuetudine decennale ormai che ho verificato (purtroppo assieme anche al mio portafogli) nel tratto che congiunge l'abitato di San Fili con l'abitato di Arcavacata di Rende (più o meno nella zona di Monticelli, mi sembra si chiami in questo modo).
Basta, in pieno giorno, camminare con i fari della macchina spenti (ci si può anche dimenticare una volta tanto di accenderli) o con le cinture di sicurezza slacciati per ritrovarsi senza remissione di peccato "iscritti nel registro dei criminali nazionali".
Proprio così, perché in un mondo di disonesti che la fanno regolarmente franca (grazie a leggi compiacenti, per non dire altro) alla fine ci si autoconvince che gli unici veri disonesti della provincia di Cosenza, della Calabria e del resto d'Italia siamo proprio gli automobilisti che guidiamo (tra l'atro raramente) senza cintura di sicurezza e con i fari (in pieno giorno) spenti.
"Sono settantasette euro e cinquanta centesimi oltre ad un punto sulla patente... se fa il versamento entro trenta giorni paga la metà!", ci si sente dire, non dopo aver risposto alla classica domanda: "Che lavoro fa?"... come se il fatto di lavorare in un determinato ufficio (dopotutto siamo esseri umani anche noi, così come lo sono anche la moltitudine dei poliziotti) possa essere un'attenuante o un'aggravante.
... nel mio caso, qualche mese addietro (alcuni giorni prima della santa Pasqua 2009, esattamente il 31 marzo) fu tutto tranne che un'attenuante! ... pagai il mio debito con la giustizia italiana (dopotutto viaggiavo a fari spenti alle due del pomeriggio) pregando il creatore di far prendere in medicine il corrispettivo della multa a quel solerte poliziotto.
Nulla da dire dal punto della gentilezza, almeno con il poliziotto incontrato in tale occasione (il collega era intento a multare un'altro acerrimo criminale al par mio), perché me ne capitò un altro paio, in un'altra occasione, che seppur non mi fecero la multa, comunque col loro fare mi fecero sentire poco più di un "pericolo pubblico numero uno": controllando per filo e per segno la vettura ed i documenti del sottoscritto e guardandomi come si trovassero di fronte a qualcuno che avesse loro fottuto l'amante. Non trovarono niente per cui potermi fottere... e quasi quasi, leggendo nel volto di uno di loro la delusione, me ne pure dispiacque tanto che mi stava venendo da dir loro... "... se aspettate un attimo rifaccio il giro magari senza la cintura di sicurezza o con i fari spenti!".
Polizia stradale: Mo' vene Natale / nun tengo denare / me leggio 'o giurnale / e me vado 'a cucca'.
Come ad un appuntamento con la morte, ecco in questi giorni (dopo qualche mese di assenza... forse da Ferragosto 2009) ricomparire la volante della polizia stradale in quel di Monticelli (breve rettilineo che si trova dopo il bivio per San Fili proseguendo verso Cosenza).
... ma sarà solo una combinazione, non posso credere che un tale ente abbia necessità di fare cassa in prossimità delle festività più importanti dell'anno.
Ed il problema della criminalità in Calabria (a Cosenza e nella stessa San Fili) dopotutto credo (ed i fatti lo dimostrano) di ben altra natura... che non un automobilista onesto ma, spesso con giusto motivo, disattento. E sono sicuro che non tutti i poliziotti camminino con i fari accesi e con le cinture di sicurezza allacciate (anche se dubito che il solerte collega, venuto a sapere del lavoro, faccia anche a loro la doverosa multa).
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro Pietro Perri.
... /pace (e, per il bene vostro, dei vostri familiari, del vostro prossimo e del vostro portafogli, camminate sempre rispettando il codice stradale... non solo in prossimità di Monticelli)!

venerdì 20 novembre 2009

San Fili paese delle magare... e dei magari!?.

A fine ottobre, in concomitanza della festa di Halloween (che nulla ha a che vedere con la nostra sempre più piccola e sempre più pittoresca Comunità Sanfilese) si è tenuta la prima, no... anzi la terza edizione della ormai tradizionale (perché diversamente non si potrebbe classificare) manifestazione denominata "Le notti delle magare".
Dico la prima perché per quanto ne sa chi scrive (ma anche il resto del paese in cui la stessa si è svolta) non c'é stata ancora né una seconda né tantomeno una terza edizione della manifestazione succitata (tranne che le stesse non si siano svolte in paesi diversi da San Fili e o nel chiuso di quattro mura per quattro soggetti selezionati). Eppure diverse agenzie di stampa hanno parlato, in merito a tale manifestazione, come la terza edizione di una lunga serie.
Inutile dire che a me fa immensamente piacere sapere che finalmente il nostro stupendo paesino cerchi e trovi una propria giusta collocazione nell'hinterland cosentino: o lo fa, dopo tante occasioni sprecate in passato, o questa volta è la fine senza possibilità d'appello.
Esempio, nella legittimità e nel rispetto dei ruoli che ci siamo assegnati o che ci hanno assegnato, che dovrebbero seguire ovviamente anche le realtà circostanti.
La manifestazione "Le notti delle magare" oltretutto mi è alquanto cara (?) anche per il fatto che per buona parte si è basata, come linea portante, su un mio lavoro datato anni '90: una simpatica ricerca sulla mitica "Fantastica" all'epoca pubblicata sul quindicinale "l'occhio" (direttrice la giornalista Marisa Fallico).
Da tale ricerca ne è nata una commedia a firma del compaesano Giuseppe Esposito, un opuscoletto realizzato dalla Pro Loco di San Fili, un monologo (presentato nel corso della manifestazione succitata) e due cortometraggi (uno di questi realizzato proprio in occasione della manifestazione "Le notti delle magare").
Quello che mi brucia un pochino è che malgrado fossi così presente in tale manifestazione... sembra che il mio nominativo sia, nel corso della manifestazione stessa, dichiarato tabù: solo un breve cenno da parte dell'amico Giuseppe Esposito nel corso di un convegno è stato dedicato al mio nome... al mio vergognoso nome! ... al nome che secondo alcuni miei compaesani dovrebbe essere cancellato dalla memoria del paese di San Fili. Forse perché il mio nome più volte li ha costretti a guardarsi in uno specchio e la loro immagine riflessa sia stata per loro un boccone indigesto.
Mi piace l'idea: mi è sempre piaciuta.
E' vero, nel momento in cui si svolgeva la manifestazione "Le notti delle magare" (la terza edizione?) io non mi trovavo neanche a San Fili (e me ne rallegro di cuore, in tanti dopotutto mi hanno detto che mi sono perso ben poco considerato le risorse economiche messe in gioco dalla macchina organizzativa... dai finanziatori di chi guidava la macchina organizzativa). Trenta mila, cinquanta mila, sessanta mila, settanta mila... centomila euro?
A San Fili come al solito si danno i numeri (vedasi il caso della realizzazione della piazzetta e del monumento in occasione del cinquecentenario della morte di san Francesco da Paola - sempre a San Fili nel 2007): comunque tantissimi euro per una manifestazione che (a detta anche di alcuni che hanno partecipato attivamente alla riuscita della stessa) poteva essere meglio organizzata con tantissimi soldi in meno.
Bastava favorire il volontariato. Bastava convincere i soggetti in gioco che è ormai ora di pensare al futuro di San Fili e dei Sanfilesi. Oggi della manifestazione "Le notti delle magare" non resta altro che un vago ricordo... e l'appuntamento per l'anno prossimo (tutti assieme appassionatamente!). L'appuntamento per la quarta edizione de "Le notti delle magare"... o questa volta sarà (se ce ne sarà un'altra) semplicemente la seconda?
E' vero, io ero assente, ma l'Associazione Culturale "Universitas Sancti Felicis" di San Fili era più che presente in paese: come mai non è stata invitata a partecipare con un proprio contributo operativo a tale manifestazione? ... dopotutto in tanti singoli soggetti ed in tante Associazioni sono stati invitati a collaborare.
Difficile capire persino chi ha "diviso" i compiti: qualcuno parla del Comune in prima persona, altri di una o due Associazioni a carattere nazionale e/o locale.
Nella macchina organizzativa, comunque, in tanti hanno avuto un ruolo, quasi tutte le Associazioni che contano nel paese e che in questi ultimi anni sono state particolarmente presenti (a volte più che assenti) su corso XX Settembre... tutte tranne quella di cui mi onoro essere il presidente in carica: l'Associazione Culturale "Universitas Sancti Felicis", l'Associazione che dal punto di vista culturale a San Fili è stata sicuramente la più presente con risorse decisamente limitate e non pesando come tante altre sul bilancio della nostra comunità.
Hanno avuto un forte ruolo persino parecchi oppositori dell'Amministrazione in carica.
Ringrazio chi ha avuto l'accortezza di escludermi e di escludere l'Associazione Culturale "Universitas Sancti Felicis" da tale appuntamento.
La pace sociale a San Fili comunque non si realizzerà mai creando nuove fratture tra concittadini. Tutto all'insegna del "dividi ed impera", dove il "dividi"... tra pochi (specie in Calabria, nella provincia di Cosenza ed in particolare a San Fili) a volte non si riferisce al popolo ma alle risorse economiche a disposizione.
La prossima volta però (ovviamente l'invito è rivolto solo ai miei compaesani moralmente disonesti)... lavorate su vostri lavori e non sui lavori degli altri... se ne siete capaci! ... o quantomeno abbiate l'educazione di citare sempre le fonti e la civiltà di chiedere l'uso del materiale altrui.
A proposito, il fatto che si trattava della terza edizione della manifestazione "Le notti delle magare" (che di fatto avevano fatto l'ennesima magaria facendo diventare "la prima, saltando opportunamente la seconda, la terza e viceversa"... io non lo sapevo (dopotutto in quel periodo, come già detto, non mi trovavo a San Fili e quindi non potevo leggere i giornali della settimana)... me l'ha detto una farfallina vicina agli organizzatori che... si chiedeva il perché e il come mai.
Pura svista del giornalista? ... pura svista di chi ha passato la velina... o altro?
Chissà!
Un caro abbraccio dal vostro sempre affezionato Pietro Perri.
Nota bene: l'immagine surriportata è ripresa dal portale di Facebook ed è la locandina della manifestazione "Le notti delle magare" edizione (non so se la prima o la terza) 2009. Ovviamente questo post non piacerà a tanti (i blog dopotutto sono nati per non piacere a qualcuno e per aprire discussioni non "servizievoli"), da parte mia sono comunque pronto ad accettare una qualsivoglia "civile e moralmente corretta" discussione da parte di tutti.
... /pace!
*   *   *
Dimenticavo:
Il mio rapporto con la Fantastica (a causa della citata "ricerca popolare") è decisamente traumatico. L'anno scorso (2008) nel mese di Agosto la sezione locale del C.i.f. (Centro Italiano Femminile) organizza una manifestazione denominata "I nonni raccontano". Una gara di composizione (con piccoli premi in denaro) riservata ai ragazzi che dovevano, intervistando i propri nonni o qualche disponibile anziano del paese, scrivere una storia con le informazioni acquisite.
Non ricordo se classificandosi secondo o terzo, ci fu un racconto che mi suono alquanto familiare: "La storia della Fantastica". Inutile dire che tutti o quasi conoscono la credenza della Fantastica a San Fili. La cosa che mi fece però rabbrividire è che, letto quel testo, tranne un breve cappello il resto altro non si era rivelato che un copia incolla del mio ormai arcifamoso scritto.
In quell'occasione mi riscoprii nonno senza neanche avere figli.
Non me la sentii di far fare una pessima figura ad una povera ragazzina (magari consigliata male da qualche adulto) delle scuole medie di fronte ad un centinaio di persone: feci finta di niente.
Qualche giorno più tardi, comunque, presa da parte la presidentessa della sezione C.i.f. di San Fili (la dott.ssa Claudia Marchese) le feci controfirmare una diffida a non utilizzare quello scritto per eventuali pubblicazioni (cosa preannunciata nel corso degli interventi tenutisi nell'ambito della premiazione dei vincitori del concorso) a cura della stessa Associazione.
A tutto, ovviamente, c'é un limite.

venerdì 6 novembre 2009

Emigrante? ... no, turista! ... forse che il calabrese (magari santufilise) non può fare il turista?


"Emigrante? ... no, turista! ... forse che il calabrese (magari santufilise) non può fare il turista?".
Diciamo la verità, questa frase non è mia o quantomeno non è proprio mia, l'ho ripresa da un celebre scambio di battute presente nel film "Ricomincio da tre" del mitico, compianto, attore napoletano Massimo Troisi.
"Emigrante?", gli chiede la nordista (in quanto, in base ad un luogo comune, un meridionale in alta Italia non può che essere un emigrante), e lui risponde: "No, ccà pare ca 'o napulitano", leggasi meridionale e/o santufilise, "nun pò viaggià, pò sulamente emigrà, perciò uno esce, nun pò ffà 'nu viaggio...'o napulitano", si continui a leggere meridionale e/o santufilise, "invece viaggia!!".
Nella sua stupenda acutezza comunque Troisi alla fine si rivela, nel film, il classico "emigrante meridionale". La sua frase, comunque ci evidenzia una tragica realtà: effettivamente quando viaggia anche per una semplicissima vacanza di piacere il meridionale si trova a far fronte a tutta una serie di problemi tecnici che di fatto lo fanno sentire imprigionato nel classico luogo comune che questi non può viaggiare se non per emigrare.
E' un po' di anni che rinunciando ai miei consueti giorni estivi al mare, concentro spese e tempo (accompagnato dalla mia dolce metà) per fare un viaggetto di piacere in qualche nazione del mediterraneo o in qualche regione d'Italia... ogni volta mi sento emigrante... se non per necessità di lavoro o di un migliore tenore di vita (mi sta bene quello che c'ho)... sicuramente per necessità culturale.
Mi sento emigrante (vogliono, coloro che tirano le fila del sistema Italia o Italia Meridionale, che mi senti tale) quando tramite internet o a qualche agenzia di viaggi organizzati provo a prenotare un qualsiasi tour organizzato o una stanza in un qualsiasi hotel fuori regione. Gli interlocutori mi fanno sentire decisamente calabrese, neanche africano del nord.
Mi sento emigrante quando salgo su uno dei treni della rete ferroviaria meridionale (quella che va da Roma in giù): treni ultramoderni (si fa per dire) da anni dismessi dalle reti ferroviarie del resto d'Italia. Il meridione deve contentarsi sempre duna "seconda mano" anche nei trasporti. Dopotutto il meridionale viaggia in cerca di lavoro, non per piacere, e chi ha necessità di viaggiare può farlo anche tappandosi il naso sugli odori circostanti o chiudendo un occhio sull'igiene dei sedili o sull'ambiente di viaggio.
La tariffa del biglietto stranamente però quando non è uguale al resto d'Italia (a parità di distanza)... è superiore.
Verso la fine di ottobre 2009 ho fatto una crociera sul Mediterraneo, partendo da Civitavecchia e toccando i porti di Genova, Marsiglia, Barcellona, Tunisi, Malta e Messina... stupenda. Inutile dire che malgrado abbia chiesto a varie agenzie di trovarmi una cabina con partenza da Messina, l'impresa si dimostrò fin dall'inizio decisamente ardua.
Il meridionale se vuole fare un viaggio di piacere deve innanzitutto dimostrare di non essere un meridionale... magari partendo da una città posta geograficamente da Napoli in su. Strano a dirsi ma ogni volta che ho fatto un tour organizzato mi è andata bene se ho dovuto collegarmi al gruppo a Napoli, diversamente partenza obbligatoria da Roma.
Ciò ovviamente comporta un biglietto d'andata e ritorno verso il luogo d'incontro dei vacanzieri, una notte o due in albergo (per essere puntuali al luogo d'incontro), almeno tre pasti fuori programma... il tutto moltiplicato due, considerato che viaggio con mia moglie.
In poche parole un qualsiasi viaggio di piacere ad un meridionale finisce per costare almeno quattro o cinquecento euro in più di quello che costa ad un italiano del centro nord.
... per non parlare, se uno abita in un paesino tipo San Fili (CS), della difficoltà di raggiungere una qualsiasi stazione ferroviaria o un aeroporto. Altro che Africa, devi sempre e comunque ringraziare qualcuno che ti dia uno strappo... e quindi qualcuno dovrà sempre e comunque sapere dove vai a sciacquarti le *****.
Un esempio? ... volete partire con la vostra macchina per raggiungere la stazione di Paola (CS) o di Castiglione cosentino? ... provate a cercare un parcheggio coperto (e quindi garantito) in loco (nei pressi della stazione) dove lasciare la vostra autovettura per sette o otto giorni. Io non ci sono riuscito. Da Napoli in su ne avrei trovato diecimila.
In altri tempi (l'anno scorso) sono salito alla stazione di Paola (CS) su un treno della serie Eurostar. Ero diretto a Napoli dove avevo una notte prenotata in un hotel nei pressi della stazione centrale. Giunti a Sapri... il treno si rompe. Dovevamo coprire il tratto in poco più di due ore e mezza. Ce ne mettemmo quasi cinque!
Trenitalia ci rimborso il 40 per cento dell'importo del biglietto... con un buono da utilizzare entro sei mesi dall'emissione.
Che presa per i fondelli: Trenitalia non sa che il 99 per cento dei meridionali quando può farlo, può fare appena un solo viaggio di piacere all'anno?
... buono? ... perso! ... mi auguro vivamente che gli alti dirigenti della società se li prendano in medicine i miei soldi.
... dimenticavo, anche Trenitalia (visto i mezzi che ci mette a disposizione per viaggiare) è sicura che il meridionale quando viaggia, viaggia per emigrare ed un emigrante un paio di viaggi all'anno, lo sa benissimo la dirigenza di Trenitalia, un paio di viaggi all'anno li fa sicuramente.
Quindi, emigrante? ... si! ... perché sono un meridionale (anche se santufilise de Cusenza) e come tale non posso essere, quando viaggio, che un emigrante! ... un emigrante della cultura!
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

lunedì 19 ottobre 2009

Parra cumu mammata t'à fattu - rumure de n'accetta scugnata... ara scugna (in primavera).



Nella foto a sinistra: foto di accetta (ascia) ripresa dal web.

Nella foto sotto (sempre ripresa dal web) il disegno della zeppa (o cuneo, o cugna).

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Il dialetto calabrese (cosentino o sanfilese)... questo stupendo sconosciuto.

Passeggiando e discorrendo del più e del meno con un mio caro compaesano (Michelangelo Luchetta) uno dei tanti nostri discorsi è caduto proprio sull'accetta (ascia) "scugnata" dell'antieroe sette/ottocentesco sanfilese “u sur de Carlucciu”.

Di questo personaggio, “u sur de Carlucciu”, ne avevo già trattato in un mio precedente scritto pubblicato tra l'altro su un quindicinale locale (mi riferisco a "L'occhio", quindicinale diretto dalla bravissima Marisa Fallico, 1993/2000). In tale racconto riferisco che lo stesso portava sempre sotto il manto “n’accetta scugnata”.

Quante volte comunque la mia generazione, magari senza chiedercene neanche il giusto significato, nel pieno di un battibecco ci siamo detti “s'unn'a finisci ti scugnu u nasu!” (ti do un pugno che ti farà uscire il sangue dal naso), purtroppo alcune volte passando anche alle vie di fatto.

Scugnata, che simpatico termine del dialetto cosentino (e ovviamente sanfilese). Oggi finalmente mi sono chiesto esattamente cosa significasse tale parola e mi sono, altrettanto finalmente, deciso di prendere in mano uno dei vari dizionari calabresi che ho nella mia piccola biblioteca personale.

Alla voce “scugnare” leggiamo nel Vocabolario del Dialetto Calabrese di Luigi Accattatis: “v. tr. Scommettere, sconnettere e più propriam. Levare il conio: scugnare lu zappunela gaccia (n.d'a.: gaccia è un sinonimo dialettale di accetta); Levare il conio (n.d.r.: in dialetto calabrese cugna) che tiene confitta nel manico di legno la zappa o l’accetta di ferro || e per Rompere per forza: - ‘nu petrammune; Rompere un terreno pietroso || rifl. Se scugnare lu nasu; Grondar sangue dal naso, soffrir di epistasi || Se - li dienti; andar sangue dalle gengive || e - ad unu li dienti, o, lu nasu; Dare altrui un ceffone tanto forte da fargli grondare sangue dai denti o dal naso || fig. Scugnare ‘na persuna; Vincere la ritrosia di una persona, Rabbonirla, Renderla condiscendente || Part. p. Scugnatu: Zappune -; Zappa non infissa nel manico”.

Sempre dal Dizionario Calabrese di Luigi Accattatis apprendiamo che con “scugna” veniva dai nostri anziani identificata anche la primavera: “s.f. Primavera, Il nuovo anno solare: «… Disseru: passamu Stu viernu, ed alla scugna nne parramu» (C. C. dissero: facciamo decorrere questo inverno, e ne parleremo alla bella stagione)”.

Scugnare ovviamente è un derivato del termine cugna... ma cosa significa o cos'è una cugna?

La cugna (conio, cuneo) altro non è se non una zeppa (na zippa), nel caso dell'accetta posta opportunamente a bloccare il metallo dell'ascia nel manico che serve a sorreggere la stessa.

Pertanto con il termine scugnare potremo intendere letteralmente l'entrare dentro qualcosa (ad esempio con una zeppa) o dentro qualcuno (con un bel pugno che lasci il segno).

La stessa primavera (sicuramente per questo era detta scugna dai nostri nonni) difatti entrava nell'anno con la sua vitalità spaccando le tenebre, la desolazione ed il freddo dell'inverno.

E' stupendo il nostro dialetto e, per alcuni versi, in parte non sarebbe sbagliato ri-studiarlo. Sicuramente il dialetto calabrese (e perché no, sanfilese) è molto più ricco, colto e vario di quello lombardo... tanto caro al ministro Umberto Bossi.

By Pietro Perri.

domenica 26 luglio 2009

San Fili: convivere con la propria coscienza di emigranti ed emigrati... dopo il suicidio di Nicolae Truta (12 luglio 2009).

Agli inizi della terza settimana di luglio (12 luglio 2009), San Fili è stata sconvolta da una tragica notizia: Nicola (Nicolae Truta di anni 36), il rumeno, è stato trovato impiccato nella casa che aveva in fitto nel nostro paesino.
Conoscevamo, o almeno pensavamo di conoscere, tutti Nicola: era bravo, era educato… era un lavoratore e sicuramente era decisamente onesto e moralmente corretto. Diversamente, non si potrebbe spiegare il suo gesto.
Difficile trovargli un difetto e difficile abbinarlo all’immagine che radio e televisione ci stanno ripetutamente propinando in questi ultimi tempi sui rumeni che si sono stabiliti in Italia.
Nicolae, così come gli altri rumeni che hanno scelto San Fili come dimora e stile di vita alternativo a quello che hanno lasciato nella loro terra natia, sono una storia a parte. Una storia, sembra, che non interessi i giornali nazionali e locali neanche quando giungono ad una tale assurda decisione: il suicidio. Alla carta stampata, ai mass-media infatti non interessa la storia della gente sfortunata e perbene, anche se rumena, non fa audience… non fa notizia.
Nicolae quando non lavorava era su corso XX Settembre, nei pressi del bar Sammarco o sul belvedere antistante piazza madonnina: il cellulare all’orecchio ma sempre pronto a rispondere sorridente al tuo saluto… quando non era prima lui a salutarti.
Avevo notato, qualche giorno prima, la sua espressione strana quand’era impegnato nella sua ormai regolare comunicazione telefonica. Ma chi poteva pensare che dietro quell’espressione, dietro quelle parole che non ho ascoltato (non è nel mio stile e quasi certamente non erano neanche nella nostra lingua) potesse celarsi l’atroce cronaca d’una morte da tempo annunciata.
Ricordo, qualche mese addietro, c’era in corso uno sciopero dei mezzi di trasporto pubblici: Nicolae era alla fermata del bivio per Bucita. Accostai la macchina, abbassai il finestrino e gli chiesi dov’era diretto.
Doveva andare al lavoro nei pressi di Quattromiglia… era sulla mia strada e quindi m’offrii di dargli un passaggio che, ovviamente, fu felice d’accettare.
Giunti nei pressi del punto dove sarebbe sceso, apri il portafogli chiedendomi quant’era il costo del viaggio. Mi misi a ridere sottolineando che dalle nostre parti (almeno penso) non si paga per certe cose.
Dalle sue parti, mi disse, era normale partecipare alla spesa.
Gli feci anche un piccolo ridicolo piacere legato ai miei obblighi d’ufficio. Se l’era segnato al dito: da più di un anno mi veniva dietro ogni volta che mi vedeva dicendo che dovevamo mangiare una pizza assieme. Era in obbligo, secondo lui, e io feci in modo di non dargliene l’occasione… e me ne pento amaramente.
La pizza l’avrei potuta pagare benissimo io, ma quel che sarebbe stato veramente importante, in quel gesto e con quell’occasione, avrei potuto anche fermarmi mezzora in più con lui e avrei potuto capire finalmente chi avevo veramente davanti: un essere umano distrutto magari da centinaia di problemi di diversa natura.
I soldi? ... un lavoro dignitoso? ... la ragazza? ... una terra che non ha saputo ospitarlo per come avrebbe dovuto?... chissa'!
Voleva acquistare una macchina (se ricordo bene qualche anno addietro qualcuno gli aveva danneggiato un suo mezzo di locomozione) ma come acquistarla, tra l’altro a rate, senza un impiego fisso o con un impiego sottopagato e con una busta paga che non offriva nessuna garanzia alle finanziarie?
… altro che soldi per tutti, anche per i protestati! … soldi per chi ha e può dimostrare di avere soldi, questa è la legge del mercato.
E’ morto anche con questo sogno, il sogno di poter guidare, anche se di decima mano, una macchina tutta sua. Circola voce che nella sua abitazione siano stati trovati dei preventivi dell’automobile che voleva comprare: speriamo che in cielo, in Paradiso (perché non credo, anche se suicida e senza una messa d’accompagnamento, se esiste veramente un Paradiso ed un Dio giusto, che Nicolae, a causa del suo insensato ultimo gesto, possa finire all’inferno), ci siano dei concessionari con un cuore più nobile dei concessionari cosentini.
... mi hanno detto che andava regolarmente a messa le domeniche... sembra che il prete non se ne sia mai accorto, visto le precisazioni fatte in occasione del suo estremo saluto giorno 22 luglio 2009 nella chiesa del Ritiro di San Fili.
Mi auguro che quando sarà il mio turno, a benedire i miei resti mortali a San Fili non ci sia più questo prete, visto che a messa è un po' difficile che mi ci abbia visto finora e che mi ci veda d'ora in poi: sento già le mie carni bruciare nel tremendo fuoco dell'Inferno... ed io soffro tanto per il caldo.
Il tutto mi ricorda alcuni versi del grande Fabrizio de Andre': "Domani alle tre / nella fossa comune cadrà / senza il prete e la messa / perché di un suicida / non hanno pietà". La canzone è "La ballata di Michè".
In chiesa c'erano tantissimi posti vuoti... eppure era un mercoledì ed era di pomeriggio... non faceva neanche tanto caldo. Quando passa a miglior vita un compaesano, un sanfilese, ci sono almeno il triplo di persone a portare il loro conforto ai parenti. Se poi il compaesano, il sanfilese, appartiene ad una famiglia che ha potere o che si pensa può farti qualche piacere... la fila oltrepassa il sacrato della chiesa.
Nove volte su dieci chi si suicida non è un pazzo, non è uno scellerato… ma un povero malato spinto da una comunità, da una società cieca ed insensibile (aberrata ed aberrante), all’atroce scelta di farla finita. Forse, in particolare dopo quanto capitato in questi giorni nel nostro paesino, tutti noi dovremmo interrogarci veramente sul cosa vorremmo fare da grandi, su quale futuro vogliamo dare alla nostra cittadina anche dal punto di vista dell’accoglienza agli immigrati.
A San Fili è ormai da tempo che esiste una nutrita comunità di rumeni.
Non semplice tolleranza (dopotutto l’uomo può tollerare anche una mosca nel piatto) ma umano e coscienzioso reciproco rispetto.
Le spoglie mortali di Nicolae hanno trovato, giorno 22 luglio 2009 alle ore 17,00, rifugio nell’accogliente cimitero di San Fili. Ricordiamocene, almeno con un fiore e una preghiera, in occasione di una delle tante visite ai nostri cari defunti.
* * *
La storia di Nicolae Truta mi fa pensare anche alle storie simili di quanti nostri connazionali non hanno fatto più ritorno a San Fili.
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... un caro abbraccio a tutti by Pietro Perri.
... /pace ma... si vis pacem para bellum

mercoledì 13 maggio 2009

Piccola discussione con mia madre, per la serie "si stava meglio quando si stava peggio".



Nella foto a sinistra: Teresina “Letizia” Rende verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso su uno dei balconi di casa sua in via Rinacchio a San Fili intenta a “conzare” presumibilmente un pantalone.

Letizia”, mia madre, come tutte le donne di una volta sapeva fare di tutto e si può dire che la stessa famiglia girasse (e forse continua a girare) intorno a lei.

Peccato non essercene resi conto, da figli, quando eravamo ancora in tempo.

Di seguito riporto un post pubblicato nel mese di maggio del 2009.

*     *     * 

Da qualche anno a questa parte i valori delle analisi del mio sangue non sono proprio ottimali: glicemia, trigliceridi e transaminasi decisamente alti.

Ma si sa: quannu c'é a salute... c'é tuttu! ... e puru dopu i quaranta anni sembra ca cc'è tuttu!

Lamentandomi con mia madre (80 e cchjiù! ..., toccannu fierru!), qualche giorno addietro mi sono sentito rispondere da lei: "Quando noi avevamo la vostra età, non avevamo di questi problemi. Un si sa cchjiù cchi cc'é 'nta l'aria! ... 'un si capisce cchi tiempi su venuti!".

"In che senso?", le chiesi... e continuando:

"Ohi ma'! ... quannu erati 'ntra rrobba e 'unn'aviati nente... cchi vi mangiavati? ... carduni, finuocchi de timpa, lattuceddre, scarcioffali (ossia verdura povera e frutta)? ... e a carne? ... gaddrine e cunigli (ossia carni bianche)? ... ppecchì vitieddri 'unn'aviati! ... pane jancu mancu a ru pagare a pisu d'oru (t'hannu c'era u pane ccu caniglia dintra (il pane integrale)! ... e u zuccaru? ... ccu ru cannocchiale! ... e a pasta? ...?"

"Na vota a settimana!", concluse subito mia madre!

"E seconn'a ttia", proseguii io, "u dutture a mie cchi m'à dittu de mangiare si vuogliu campare n'atru pocu senza gruossi problemi? ... virdura, frutta (magari mila), poca pasta, pocu pane jancu (magari 'ncuna fresa brunetta), nente zuccaru, poca (miegliu nente) carne vaccina, pisce (ca pisc'e pisciare su sembre buani), carni janche (gaddrine e cunigli)! ... e pue mangiare senza esagerare: pocu a matina, pocu a mienzijuornu, pocu are quattru e quasi nente a sira! ... sembra na fissaria... ma m'ha dittu propriu de mangiare chiru e cumu mangiavati vui na vota! E voliati avire puru e malattie d'oji mangiann'e chiru modu?".

Che buffo: abbiamo fatto tanto per migliorare la nostra tavola... e solo adesso ci rendiamo tristemente conto che non c'era migliore cucina di quella dei nostri genitori e dei nostri nonni: mangiare l'indispensabile e roba genuina.

Mangiare quello che la natura circostante ci offre. Dio, dopotutto, ha creato per ogni luogo il giusto cibo: i datteri per il deserto, i pesci per le zone fredde, la frutta secca per le zone montagnose, i carduni e i sc-kavuni (tipica erba commestibile che cresce spontanea in primavera negli acquitrini delle nostre zone) per San Fili.

domenica 3 maggio 2009

Passeggiando lungo il viale del tramonto (o verso il giardino degli eterni dormienti) a San Fili.



Nella foto a sinistra: entrata principale della cimitero di San Fili - sagrato della Chiesa del Ritiro (o dei frati Ritiranti) o di santa Maria degli Angeli.

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Il calendario segna il 3 maggio del 2009.

Stamane, fatto qualche metro con la macchina, la bacheca dei tristi annunci: è passato a miglior vita Francesco Costantino Conte.

79 anni, un vicino di casa.

Nella mitica via Rinacchio di San Fili.

Costantino stava male ormai da qualche tempo (così per lo meno ho sentito dire da mia madre).

Un altro, seppur breve, capitolo della mia vita si chiude davanti ai miei occhi.

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Ho deciso: la giornata è stupenda e così oggi porterò mia madre al cimitero a far visita ai cari familiari estinti: a mio padre morto nel mese di settembre del 2003, ai miei nonni (paterni e materni), a mia zia Adelina (sorella di mio padre) ed a Francesco (ovvero a quel fratellino che non ricordo di aver mai conosciuto... se non grazie ad una foto dei primi anni Sessanta del secolo scorso che mi ritrae assieme a lui, ad una incerta signora alle nostre spalle, ed a mia sorella Teresa).

Sfrutterò l'occasione anche per dare un'occhiata ad un “lavoro” che avevo in questi ultimi giorni consigliato di far fare agli amministratori locali al fine di preservare l'incolumità pubblica dei cittadini.

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Che desolazione!

Il cimitero comunale di San Fili? ... sporco, pieno d'erbacce ed a dir poco incustodito.

Che desolazione nel constatare che a coloro (amministratori) che avevo consigliato di far fare quel lavoro sembra non gliene sia fregato più di tanto.

Anzi, non gliene è fregato proprio un bel niente.

E pensare che era anche e soprattutto nel loro interesse che io avevo parlato di ciò.

San Fili, inutile far finta di niente o convincerci del contrario, ormai è nel pieno abbandono.

I diretti interessati mi provino il contrario.

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Il lavoro che avevo consigliato di fare?

Qualche tempo addietro (credo un paio di mesi or sono) sul piano inferiore del cimitero è crollato, colpito, credo, da un fulmine, un cipresso.

Al suo crollo sono venuti giù (sulla strada sottostante - quella che collega San Fili con la frazione Bucita) una decina di metri di muro e relativa ringhiera: una decina di metri di spazio aperto ed insicuro che lasciano scoperto un salto di oltre due metri.

Ai miei amici amministratori ho detto: "Non ci vuole molto, basta una transenna anche realizzata in economia!".

Dopotutto questo lavoro (la transenna) serviva anche a loro (in attesa di un vero e proprio lavoro di ripristino della zona) al fine di evitare che qualcuno (magari qualche fanciullo) sporgendosi al precipizio finisse giù e loro (responsabili) finissero sotto inchiesta.

Ne parleremo con il custode!”, qualcuno di loro mi disse, “Ma poi la gente è così stupida da cadere da quel precipizio?”, proseguì.

Queste alcune delle loro affermazioni del cavolo.

Stamane, ancora nessuna transenna!

Ed il futuro di San Fili? forse basta guardare il suo bel cimitero comunale.

Per la serie "Lasciate ogni speranza o voi che entrate!", anche se entrate con i vostri piedi.

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Un caro abbraccio dal sempre vostro... Pietro Perri.

... /pace!

venerdì 1 maggio 2009

Una nuova avventura, tutta sanfilese.



Voglio iniziare questa nuova avventura web (un blog su San Fili e sulla comunità sanfilese) ovviamente con un caro saluto rivolto a tutti i Sanfilesi nel Mondo.

Il blog (come gran parte del mio lavoro) è dedicato all'indimenticabile (sicuramente per pochi ormai) Francesco "Ciccio" Cirillo, il Sanfilese d'America. Prematuramente morto nel 1990 dopo aver comunque lasciato ai propri compaesani una preziosa quantità di materiale fotografico e scritto a salvaguardia della memoria popolare del paese natale: San Fili.

A Francesco "Ciccio" Cirillo voglio abbinare un altro nome che mi ha dato tanto (veramente un mio "maestro di vita"), quello del prof. Goffredo Iusi.

Nomi, purtroppo, che San Fili è la comunità sanfilese (quella con la "s" minuscola) ormai vanno via via dimenticando.

Un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro... Pietro Perri.

... /pace!