SAN FILI BY PIETRO PERRI BLOG: giugno 2010

A chi non ha il coraggio di firmarsi ma non si vergogna di offendere anche a chi non (?) lo merita.

Eventuali commenti a post di questo blog non verranno pubblicati sia se offensivi per l'opinione pubblica e sia se non sottoscritti dai relativi autori. Se non avete il coraggio di firmarvi e quindi di rendervi civilmente rintracciabili... siete pregati di tesorizzare il vostro prezioso tempo in modo più intelligente (se vi sforzate un pochino magari per sbaglio ci riuscirete pure).
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Ricordo ad ogni buon file l'indirizzo di posta elettronica legata a questo sito/blog: pietroperri@sanfili.net

domenica 20 giugno 2010

San Fili 20 giugno 2010: prima edizione "MOTO CLASSIC DELLA PALOMBARA".

Riuscitissima, come dopotutto era nelle aspettative degli organizzatori, la prima edizione del motoraduno denominata "Moto Classic della Palombara".
La  storica e pittoresca piazza San Giovanni di San Fili (la nostra San Fili) oggi (domenica 20 giugno 2010) si è vista letteralmente sommergere da centinaia di stupende moto di grossa cilindrata con, tra l'altro, alcuni spettacolari pezzi d'epoca.
Moto, è il caso di dire, di tutte le marche, di tutti i colori e per tutti i gusti.
A farla da padrone e ad attirare comunque la vista dei curiosi Sanfilesi (tra cui tantissimi bambini) c'erano non solo delle moto che riempivano da sole, causa la loro mole, la vista degli stessi ma anche due o tre fantastici sidecar.
Una manifestazione, a sentirla dire a qualche organizzatore, costata pochissimo (almeno per quanto riguarda le casse del comune di San Fili) segno che se si vuole si può fare tantissimo per risollevare le sorti sempre meno favorevoli che da qualche lustro a questa parte stanno colpendo la nostra comunità. La Comunità Sanfilese.
Quella di domenica 20 giugno 2010 infatti per San Fili non è stato semplicemente un modo come un altro per sentire un po' di rumore in più lungo corso XX Settembre e vedere un po' di accesi colori intorno al monumento ai caduti di piazza San Giovanni. E' stato anche e soprattutto un modo come un altro per far conoscere anche a gente venuta da fuori regione (c'erano ad esempio un gruppo di centauri pugliesi) le bellezze paesaggistiche del territorio sanfilese... sperando, ovviamente, che ciò non sia l'ennesimo lavoro sprecato portato avanti da un gruppo di persone che lavorano da anni (in pieno spirito di volontariato sociale) per far risollevare, appunto, le sorti di San Fili.
I complimenti vanno in particolare all'assessore del comune di San Fili l'amico Mario Molinaro e ai consiglieri comunali Vittorio Agostino e Giuseppe Monaco (particolarmente attivi nel corso dello svolgimento dell'intera manifestazione), agli agenti di polizia municipale di San Fili, agli agenti di polizia della Provincia di Cosenza (per l'occasione presenti in piazza San Giovanni), all'amico Gianni Saggio e alle guardie ecozoofile dell'ANPANA sezione di San Fili magistralmente coordinate dal colonnello Alberino Mazzuca nonché alla locale Stazione dei Carabinieri.
I complimenti vanno indubbiamente anche allo scrivente, alias Pietro Perri, (in qualità di Presidente dell'Associazione Culturale "Universitas Sancti Felicis" e quindi in rappresentanza della stessa) per l'apporto e la collaborazione data al fine dell'ottima riuscita dell'intera manifestazione.
Un ringraziamento invece è d'obbligo farlo al "Moto Club Lone Wolf" di Rende che ha organizzato l'evento ed ha scelto San Fili come base di partenza di tale iniziativa.
I centauri hanno iniziato a lasciare Piazza San Giovanni (e quindi San Fili) intorno alle ore 10 e 30 diretti al Santuario di San Francesco di Paola. Da tale punto successivamente hanno raggiunto l'agriturismo "la Palombara" (in territorio di Paola... ara scisa, per l'appunto, da palummara - ex strada statale 107).
Inutile dire da parte mia che spero non sia stata (a livello d'iniziativa) una classica "toccata e fuga" ma che sia gli organizzatori che i centauri che hanno partecipato alla manifestazione siano stati contenti dell'ospitalità offerta agli stessi dal Comune di San Fili (in particolare nella persona dell'assessore Mario Molinaro) e dei Sanfilesi che ci siamo prodigati affinché il tutto riuscisse nel migliore dei modi e che quindi anche negli anni a venire ripetano il tutto... ricordandosi della stupenda cittadina di San Fili.
Tutto è andato bene? ... quasi! ... qualcosa poteva decisamente andare meglio (faccio questa precisazione anche perché un caro amico mi ha detto che mi legge... sicuro che prima o poi qualche zippettina - ossia qualche tiratina d'orecchio a qualcuno degli attori di dello stupendo palcoscenico della vita - tra un rigo e l'altro mi decido a sprecarla).
Poteva andare meglio ad esempio il tempo (Madre Natura infatti in questa ormai trascorsa mattinata di domenica 20 giugno 2010 non è stata del tutto benevola); poteva andare meglio la partecipazione all'evento da parte degli amministratori (di maggioranza e di minoranza) comunali (decisamente assenti)... dopotutto la faccia oggi era anche la loro; poteva andare meglio la collaborazione di qualche dipendente comunale (evito di fare nomi ed evito di spiegare i motivi di questa precisazione) e poteva persino andare meglio la collaborazione e la disponibilità (per non dire l'intelligenza) di qualche gestore di esercizio commerciale presente a San Fili.
... qualcuno perché non si è sprecato neanche nel pensare che forse gli conveniva aprire (in una mattinata come quella odierna) la saracinesca e qualcun altro perché la saracinesca l'ha aperta solo perché qualcuno gli ha garantito che comunque non ci avrebbe rimesso... guadagno assicurato a tavolino.
... purtroppo, da Sanfilesi (Meridionali di Calabria), abbiamo tantissimo ancora da imparare sul campo della ricettività turistica e dell'imprenditoria commerciale... e si u ciucciu unn'ha fattu a cuda a tri anni... il problema si presenta tutt'altro che facile da risolvere.
L'Associazione Culturale "Universitas Sancti Felicis" di San Fili è stata presente nel corso dell'intera manifestazione non solo per aver messo a disposizione il proprio impianto d'amplificazione ma anche nella fattiva collaborazione di iscritti quali Pietro Perri (il Presidente), Vittorio Agostino (membro del Consiglio d'Amministrazione), Alberino Mazzuca (membro del Collegio Sindacale) e Gianni Saggio (socio).
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... sopra, a sinistra, un'immagine della partenza (San Fili, piazza San Giovanni, domenica 20 giugno 2010 ore 10:30 circa).
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace.

sabato 19 giugno 2010

San Fili ospita il motoraduno denominato "Primo Moto Classic della Palombara"... domenica 20 giugno 2010.

Da non credere: San Fili, la nostra San Fili, rientra a pieno titolo nel circuito delle grandi manifestazioni che si tengono all'interno della provincia di Cosenza (per non dire dell'intera regione Calabria).
Tutto ciò grazie a fatto che domenica 20 giugno ospiterà la prima edizione del moto raduno denominato "Moto Classic della Palombara".
Centinaia di moto di diversa cilindrata (tra cui diversi pezzi d'epoca) in poche parole invaderanno il nostro piccolo centro urbano fin dalla prime luci dell'alba in questa invitante giornata che speriamo sia all'insegna del sole e del divertimento per tutti.
Di seguito riporto il programma della giornata:
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Ore 08:00 Apertura iscrizioni piazza centrale San Fili busta gadget – libro sulla vita di San Francesco. Colazione offerta per i partecipanti (possibilita’ di sistemazione carrelli e furgoni parcheggio custodito per mezzi d’epoca).
Ore 10:45 Partenza scalata della Palombara (via Crocetta) 19 km. arrivo Santuario di Paola.
Ore 11:30 SS Messa Santuario benedizione caschi visite guidate al Santuario.
Ore 12:45 Trasferimento presso “Agriturismo Della Palombara”.
Ore 13:00 Pranzo convezionato a 15,00 € Riffa – Intrattenimento – Premiazione (Vale Regolamento F.M.I). Premi Gruppo Vespa.
Costo iscrizione iscritti F.M.I € 5,00 - non iscritti € 7,00.
Sarà garantita assistenza meccanica e soccorso stradale.
Info: 349 0602117 Francesco – Davide 348 8716441- Mail mclonewolfrende@virgilio.it
Possibilità di pernotto a 25,00€.
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Inutile dire che questa è un'occasione che viene offerta (quasi come caduta dal cielo) alla cittadina di San Fili  ed alla Comunità Sanfilese e che né San Fili né la Comunità Sanfilese (ma anche i paesi limitrofi) possono prendersi il lusso, in periodi come quello attuale, di sprecare stupidamente.
L'afflusso infatti di gente esterna farà in modo di far conoscere ed apprezzare adeguatamente il nostro stupendo territorio, un territorio che da sempre non ha niente da invidiare ad altre realtà urbane (calabresi ed italiane) che sono diventate polo di attrazione turistica a livello nazionale ed internazionale.
Appuntamento quindi domenica 20 giungo 2010 alle ore 8:00 in piazza San Giovanni a San Fili... io e quelli dell'Associazione Culturale "Universitas Sancti Felicis" ci saremo.
Complimenti (lo dico da Sanfilese) a chi, tra i Sanfilesi, a creduto fin dall'inizio a questa iniziativa (un nome per tutti, l'Assessore Mario Molinaro) e grazie agli organizzatori che ci hanno dato (ai Sanfilesi ed alla cittadina di San Fili) quest stupenda occasione... con la speranza di saperne fare tesoro non solo domani ma anche negli anni a venire.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace.

venerdì 11 giugno 2010

C'era una volta la frazione Bucita... e c'é ancora.

Articolo pubblicato sul "Notiziario Sanfilese" del mese di Giugno 2010... in distribuzione.
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Una volta, non certamente tanto tempo fa (si e no un trentennio addietro), se si chiedeva ad un Sanfilese se San Fili aveva delle frazioni la risposta, decisamente giusta, sarebbe stata secca: “Si, una… Bucita”!
Oggi il problema, perché per tantissimi anni (anche se più folkloristicamente che per un fatto reale) Bucita è stata quasi sempre considerata “un problema” dai Sanfilesi, è diverso… malgrado la risposta resta sempre e comunque la stessa.
Se oggi infatti chiedete ad un Sanfilese se San Fili ha delle frazioni la risposta, decisamente errata, quasi certamente è: “Si, una… Bucita”!
A renderci edotti della nuova realtà infatti più che essere il mondo reale ne è il mondo virtuale.
Andate su internet e provate a chiedere ad un qualsiasi motore di ricerca “San Fili + frazioni” ed… eccoci di fronte ad un casino inimmaginabile. Il sito “Italia in dettaglio” ad esempio ci segnala, come frazioni di San Fili, oltre alla storica Bucita anche le frazioni Amendola, Giovanni XXIII e Gramsci.
Persino (sicuramente in modo più azzeccato) l’enciclopedia libera Wikipedia (ovviamente sempre su internet) assegna qualche frazione in più al comune di San Fili. In questo caso oltre alla frazione Bucita troviamo anche le frazioni Cozzi e Frassino.
Non parliamo poi del sito ufficiale del Comune di San Fili (quello cioè che dovrebbe darci la certezza ufficiale sul numero delle frazioni in cui è suddiviso il nostro territorio)… da rabbrividire, oltre Bucita infatti troviamo: Croce Verranco, M. Luta, Serra Crociata, V.ne Tanzia, Serra Mezzana, V.ne Grango, Timpa Delle Magare, Iovìno, Fiego, Petrimolli, Colombrello, Cas.o di Piano Luta (Rov.e), C. Tanzia, S. Maria, Presa, Panta a Cupo, Polveracchio, Serra delle Fonde, Cannilli, Candapana, Carrera, Vanghelli, Acque del Faggio, Buccaglio, Acquatina, Font.na Materassi, La Chiesuola, M.o Fiumicello, Macchia Lunga, P.te Sproviere, Varco Ceraso, Fràssino, V.ne Dònnuci, Cozzi, S.S. Silana Crotonese, C.Zo Turillo, C.Zo Carrole, C.Zo Pompone, C.Zo Sculeri, Il Valloncello, T. Tammarinaro, T. Emoli, V.ne Carpinetti, V.ne Carrara, Ortale, Bucita, S.S. 107, Terreforti, C.Zo Coscarella, La Serra. A scanso di equivoci (ne hanno già creati tanti quanti hanno lavorato al sito ufficiale del Comune di San Fili) diciamo subito che le succitate “presunte frazioni” per gran parte (il 90 per cento) altro non sono che delle semplici località collinari e / o di montagna.
A riportarci alla storica (ma falsa ormai anch’essa) realtà è il sito “Comuni Italiani” che continua imperterrito, come tantissimi nostri compaesani regolari frequentatori di piazza San Giovanni e corso XX Settembre, a segnalarci l’unicità frazionaria di Bucita.
Ma allora, quante e quali sono oggi le frazioni che ha San Fili?
E’ bene precisare a priori che chi scrive quest’articolo non è edotto, in campo giuridico amministrativo sull’effettivo termine “frazione” né sa, quindi, se la frazione di un Comune per essere definita tale deve seguire un particolare iter di riconoscimento burocratico.
Premesso ciò, vediamo (su un qualsiasi dizionario) cosa significa il termine frazione: “sf”, leggasi singolare femminile, “il termine frazione può avere diversi significati: in toponomastica e in campo amministrativo (tralasciando le definizioni in matematica, politica e chimica) è un gruppo di case appartenente ad un comune da cui è distaccato ovvero una suddivisione di territorio inferiore al comune”.
Accettando tale definizione e senza entrare in eventuali problemi, se ce ne sono, di riconoscimento burocratico, dobbiamo ammettere che se escludiamo qualche contrada (dove compaiono si e no due o tre abitazioni quali ad esempio contrada Volette, contrada Jizzi e contrada Profico) presente sul territorio di San Fili, non possiamo comunque non affermare che ormai Bucita non è l’unica frazione del nostro Comune… tralasciando ovviamente quell’insalata riccia che compare sul “sito ufficiale del Comune di San Fili” (http://comune.sanfili.cs.it).
Le frazioni di San Fili oggi, diciamolo chiaramente ed una volta per tutte, sono almeno tre: la storica Bucita e le new entry Frassino e Cozzi.
La prima con una propria tradizione e, se così si può dire, personalità. La seconda e la terza, nate invece in questi ultimi decenni non sappiamo ancora con quanta lungimiranza politica e/o con quanta lungimiranza puramente edilizio-speculativa.
Fatto sta che le nuove frazioni nate in località Frassino e Cozzi (località da cui ovviamente hanno per il momento preso anche il nome) almeno per ora, diciamo la verità, si stanno presentando più come problemi (costo e gestione dei servizi ecc.) che un’opportunità di sviluppo economico e sociale per la Comunità Sanfilese.
Tra i problemi che hanno costituito tali nuovi raggruppamenti abitativi nati sul territorio di San Fili oltre all’aumento del costo e della gestione dei servizi c’è stato sicuramente lo spopolamento dei centri storici sia della Frazione Bucita che del nucleo centrale di San Fili.
L’aumento, decisamente stupendo, demografico delle frazioni Frassino e Cozzi infatti non solo non ha lasciato inalterato il numero degli abitanti residenti nei centri storici di San Fili e Bucita ma anzi ha quasi dimezzato (in un processo di spopolamento che ancora non vede fine) i residenti in tali agglomerati.
I centri storici di San Fili e Bucita, infatti, sono ormai da qualche lustro a questa parte disabitati per oltre il 50 per cento: un costo immane per l’intera Comunità Sanfilese (non solo per i residenti storici ma anche per quanti negli ultimi decenni hanno scelto San Fili come loro nido vitale). Proprio così: se un edificio resta inutilmente inutilizzato, che ci si creda o no, non è solo un costo per il proprietario ma è anche è soprattutto un costo (in quanto mancato reddito) e quindi un danno per l’intera comunità.
Oltretutto, per riprendere un punto precedente non opportunamente sviluppato, le frazioni del Frassino e dei Cozzi altro non si sono dimostrate per il momento se non residenze dormitorio, quindi con apporto culturale e aggregativo per la Comunità Sanfilese pari a zero.
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... sopra a sinistra: contrada (?) Frassino con alle spalle la frazione Bucita.
... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

venerdì 4 giugno 2010

A raccolta di Clematis Vitalba. Una stupenda (?) avventura intorno al valico Crocetta: telefono casa (parte settima).


"Telefono casa", fra poco avrei iniziato a gridare anch'io nello scendere lungo quei tornanti senza sapere esattamente dove mi trovassi. Dopotutto la vecchia strada che collega San Fili con Falconara albanese e San Lucido non la faccio certo tutti i giorni.
A dire il vero dall'ultima volta che la percorsi guidando una macchina saranno passati non meno d'una quindicina d'anni… onestamente la ricordavo decisamente più breve.
In ogni caso i tornanti erano lungi dall'essere quasi ingestibili come quelli de "a scisa da palummara" (la vecchia SS107 che dal valico Crocetta scende verso la cittadina di Paola).
Tenuto conto dell'alternativa (ossia tornare indietro con la macchina e controllare se a bloccarci il passaggio fosse un toro che aveva preso il rosso della mia Toyota Yaris per il rosso mantello di un torero … o se fosse solo una vacca alquanto curiosa) … preferii proseguire verso la marina.
Oltrepassammo il bivio per Falconara albanese e, dopo una quindicina di minuti, entrammo nell'abitato di San Lucido.
Seguii diligentemente la segnaletica che mi indicava la direzione per Paola ed… eccomi finito in una zona da cui iniziavo ad avere qualche dubbio da come uscirne.
Oltre il viadotto (sulla cui entrata tra l'altro troneggiava un segnale di divieto d'accesso non solo per gli automezzi ma anche per i pedoni)… si capiva benissimo che c'era un po' di spiaggia ed il mare: che fine aveva fatto la strada provinciale che avrei dovuto incrociare nella mia repentina discesa e che, imboccata, m'avrebbe dovuto portare alla periferia di Paola e quindi al bivio per Cosenza?
… il mistero s'infittiva. Nella mia mente una sola certezza: prima o poi dovrò decidermi ad acquistare un navigatore satellitare.
… in macchina uno stupendo aroma di germogli di vitarva che già mi faceva pregustare qualcuno dei tanti modi in cui avrei potuto assaporarli nei giorni a venire. Ma in quel momento, purtroppo, l'oggi incombeva decisamente minaccioso nei confronti miei e di mia moglie.
L'alternativa al viadotto era il proseguire a destra su quella stradina a dir poco interpoderale.
Fortuna volle che poco là oltre c'era un signore (? … in effetti da come si esprimeva tutto sembrava tranne che fosse un signore) che dava l'impressione d'amoreggiare con una donna affacciata ad un balcone che dava sulla strada.
Fermai la macchina, mi feci coraggio e gli dissi (cercando ovviamente di parlare nella sua lingua): "Scusate, ppe ra strada normale?".
Inutile dire che la risposta che ricevetti dal signore fu oltremodo cortese ed utile: "Ppi ra provincialeeee? … jati avantiiiii e salitiii a sinistra! … ara fineee da salitaaaa l'incrociatiii!".
… non so se si trattasse di un paolano (abitante della vicina cittadina di Paola), ma sicuramente, dall'accentoooo comunque credo che poco ci mancavaaaa.
L'informazione comunque si dimostrò decisamente corretta e finalmente potei riprendere una strada che conoscevo alquanto bene. Dopotutto nella cittadina di Paola vi lavorai, in un ufficio pubblico, per ben dieci anni: dal 1990 al 2000.
Erano le ore 20,00 di giovedì 27 maggio 2010.
Iniziai a respirare aria di San Fili intorno alle ore 20 e 20 circa… avevamo da poco oltrepassato la cosiddetta "galleria lunga", ossia quella galleria da cui uscendo da una parte si vede Cosenza (e quindi l'amata odiata San Fili) ed uscendo dal punto inverso si vede il mare.
A San Fili andai a trovare (cosa che faccio regolarmente ogni giorno o quasi) mia madre… felice oltretutto di farle vedere quanti germogli di vitarva (clematis vitalba) eravamo riusciti a raccogliere quel giorno mia moglie ed io.
Era una busta di plastica stracola e devo dire anche pesantuccia (mi spiace di non averla comunque pesata… lo meritava).
Inutile dire che per quella sosta mi tocco pagare il dazio: il primo mazzetto di germogli di vitarve finì sulla tavola della mia ospite… che fu immensamente contenta di quell'inaspettato regalo.
Mia madre, infatti, ama tantissimo le vitarve e non passa anno che non mi chieda, o non chieda ai nipoti, di portargliene "nu mazzuddru".
Oltretutto queste erano vitarve di montagna: più aromatiche e più tenere… una vera leccornia… per chi sa ancora apprezzare i piccoli piaceri della vita.
… wuoh! … finalmente a casa… a Bucita! … ospite di mia moglie!
… mio suocero ci mise a disposizione due recipienti in plastica ed un cesto. I germogli di vitarva, infatti, non potevano passare la notte dentro la busta… e sicuramente quella non era l'ora adatta per mettersi a pulirle e dare ad essi la cosiddetta precottura ("na piccola vuddruta pe re cucinare cumu Ddio cummanna").
Effettivamente erano tante, le vitarve, e comunque quelle ore lontano da casa e in costante contatto con la natura ci aveva completamente fatto passare il nervosismo che ci aveva convinto, a me e mia moglie, a salire in macchina e ad andare a vivere una stupenda avventura in cerca di germogli di vitarva intorno al valico Crocetta.
Domani, com'è ormai risaputo, è un altro giorno.
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

giovedì 3 giugno 2010

A raccolta di Clematis Vitalba. Una stupenda (?) avventura intorno al valico Crocetta: le vacche sacre (parte sesta).

Ore 19,00 circa di giovedì 27 maggio 2010.
Soppesato il nostro bel bottino di germogli di vitarva (clematis vitalba, per i meno colti in lingua santufilise) e già pregustando quanto di buono avremmo ricavato dal quel bustone in nociva plastica (per l’ambiente e per l’umanità) fattoci tra l’altro profumatamente pagare da un supermercato della provincia, considerata l’ora… finalmente io e mia moglie decidemmo che era ormai giunto il momento di far rientro a casa.
Saliti in macchina, quindi, riprendemmo i nostri passi lungo la strada che dalla vicinanza della fonte di sant’angelo (in territorio penso di Falconara albanese) ci avrebbe condotto alla biforcazione in cui scegliere tra il salire verso il valico Crocetta (ossia proseguendo per Paola) o dirigerci (come avremmo ovviamente fatto) verso la nostra amata/odiata San Fili.
Purtroppo si sa, anche in territorio di San Fili, comunque, vale il detto: “l’uomo propone e Dio dispone”.
… anche se, a dire il vero, per quanto successo in tale occasione a me e a mia moglie, siccome l’Essere Superiore (e vi assicuro ch’era veramente superiore… considerando la stazza dello stesso) più che presentarsi ai nostri occhi con due ali bianche, splendente di luce celestiale, con un’aureola in testa e con una folta barba che ne sancisse l’eternità passata e futura… ci apparve con due corna sulla testa ed una inconfondibile coda.
Dite che forse si trattava del dio Pan? … no, non si trattava del dio Pan, malgrado fossimo nell’ambito del territorio da lui protetto (la mitica Pandosia)… anche se qualcosa di sacro l’avesse anche quel terribile (divino?) bestione che, a poche decine di metri dalla fontana di sant’angelo ci sbarrava minaccioso la strada.
Proprio così, poteva essere (se di sacro si trattava) per l’appunto una vacca sacra… perché, che ci si creda o no, di vacche sacre (intoccabili) ne esistono anche nel nostro stupendo territorio. L’unico dubbio che mi fece propendere verso il discorso del toro, anche se il colore della pelle lasciava ad intendere ben altro, erano quelle strane e poco cocevoli corna che facevano bella mostra sulla sua testa.
Corna come quelle, considerato tra l’altro le compagnie femminili che frequentava, di fatto poteva averle solo un toro o al limite al limite una vacca per niente eterosessuale.
Fermai la macchina ad una cinquantina di metri dal bestione (o dalla bestione… reputai comunque stupido andare a controllarne il sesso da vicino… preferii fidarmi della semplice ipotesi). Fatto un breve consulto con mia moglie, decidemmo di comune accordo che forse era meglio rifare marcia indietro e raggiungere San Fili… proseguendo lungo la strada che ci avrebbe portato prima al bivio dell’abitato di Falconara albanese, poi all’interno dell’abitato di San Lucido ed infine, imboccata la provinciale… presa la nuova statale 107… dritti dritti a San Fili.
In ogni caso, per assaporare un po’ l’arroganza naturale di chi mi stava in quel determinato momento di fronte, feci con la macchina qualche metro marcia indietro. Come se il mio avversario (o la mia avversaria… qualcuno vada a controllare di persona se vuole togliersi questo atroce dubbio sul sesso del - o della - cornuto) avesse afferrato il concetto fece lo stesso qualche metro verso la mia stupenda Toyota Yaris Now… rosso Ferrari.
Fermata la macchina, si fermò anche il troglodita. Ripetuto l’esperimento anche il troglodita ripeté il suo affronto.
… quindi, meglio non insistere ulteriormente. Per quel che mi riguardava… il diritto territoriale era suo e se lo poteva godere senza alcuna rivendicazione da parte del sottoscritto.
In effetti di vacche sacre (ossia libere di pascolare in territori tutt’altro che privati e recintati e che tra l’altro rappresentano un notevole pericolo per l’incolumità dei viandanti) ebbi occasione d’incontrarne sul mio cammino d’automobilista “cosentino”, ovviamente nelle nostre zone, già altre volte… almeno un paio di altre volte.
Una volta, forse più di una diecina d’anni or sono, per un semplice miracolo non mi scontrai con due vacche andando verso Paola, all’interno d’una delle cosiddette “doppia galleria”. Anche in quel caso le vacche erano libere di circolare con rischio d’arrecare incidenti mortali, senza che nessuno stesse a controllarle.
Normalmente su quel tratto, quando lo percorro, sono abituato a premere un po’ di più l’acceleratore della macchina. Quel giorno stranamente per oltre cinque o sei chilometri un testa di ca***o che mi precedeva non solo camminava a passo di gallina ma oltretutto andava quasi a zig zag impedendomi qualsiasi tentativo di sorpasso.
Non immaginate neppure quante gliene dissi… fino al momento in cui mi chiesi chi era quell’essere sicuramente miracoloso che m’aveva evitato un mortale incidente.
Un’altra volta due o tre vacche sacre le incontrai sul ponte che collega la provinciale che dal centro abitato di San Fili porta alla sua frazione Bucita.
Anche in quel caso riuscii, fortuitamente, ad evitare un impatto con i sacri bestioni.
In quest’ultima occasione, è bene raccontarlo, giungendo al bivio di San Fili, nei pressi dell’attuale stazione dei Carabinieri, ebbi il piacere di salutare un caro amico dell’Arma e, raccontandogli quanto mi era accaduto, chiesi allo stesso consiglio sul da farsi (dopotutto era un maresciallo dei Carabinieri, chi meglio di lui m’avrebbe potuto aiutare nel fare il mio dovere di civile e probo cittadino?).
La sua risposta fu un secco: “… potresti scendere dalla macchina e magari battendo con un bastone per terra… siecutarle!”… ed io che già mi vedevo chiamare i Vigili del Fuoco o la Forestale.
Solo uno stupido come chi scrive non poteva capire immediatamente che per evitare incidenti e danni alle persone (ai miei concittadini) sarebbe bastato battere un bastone per terra… anche se io il bastone in quel momento l’avrei battuto, si!, ma sulla testa di chi mi stava di fronte!
… ma ritorniamo al nostro racconto e… al ritorno a casa pregustando una scorpacciata di germogli di vitarva (clematis vitalba) cucinati in mille ed uno modi diversi.
… io e mia moglie ce lo meritavamo!
(continua - 6).
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

mercoledì 2 giugno 2010

A raccolta di Clematis Vitalba. Una stupenda (?) avventura intorno al valico Crocetta: il brigante Francesco Moscato alias “u Vizzarru” (parte quinta).

Ore 18,00 circa di giovedì 27 maggio 2010.
Proseguimmo, prima di dire di essere ormai giunti alla fine del nostro percorso (almeno così pensavamo io e mia moglie Orietta) per quasi altri due o tre chilometri oltre la fontana si sant’angelo in direzione di Falconara albanese.
Dove giungemmo ed arrestammo la macchina (uno dei pochi punti oltretutto ove, grazie ad una rientranza laterale della strada, ci si poteva alla fine fare inversione di marcia senza grossi problema) c’era un piccolo spazio libero e… tantissimi teneri germogli di vitarva da raccogliere.
La busta che mi portato dietro iniziava a pesare e quasi quasi iniziai a pensare di lasciare quella in macchina e prenderne un’altra vuota.
L’ora che s’era fatta, comunque, e la quantità (decisamente più che sufficiente) di germogli di “clematis vitalba” già raccolti mi fece propendere per proseguire qualche altro minuto nella raccolta del prezioso alimento utilizzando la stessa busta.
Continuammo, ritornando sul nostro cammino con la macchina e fermandoci ogni tre o quattrocento metri, a raccogliere germogli di vitalba con sempre maggiore cupidigia.
Era un piacere a dir poco unico: l’aria aperta ed il contatto con la natura non possono che essere un piacere unico… e San Fili è incastonato (speriamo ancora per tantissimo tempo) nel verde… nella natura.
In quella zona, al di sotto delle “grotte du Verre” in altri tempi qualcuno mi disse che si trovano anche le grotte del famigerato brigante “u Vizzarro”… il brigante calabrese immortalato in una sua novella dal grande romanziere Alexandre Dumas (padre).
… ho letto la novella (a dire il vero sono stato proprio io, in questi ultimi anni, a farla conoscere alla popolazione sanfilese… e giusto dare a Cesare quel che è di Cesare… ed in questo caso la corona d’alloro, mi dispiace per gli altri, ma la porto proprio io) di Alexandre Dumas “Celestino e Cherubino”. E’ stupenda, scritta oltremodo nello stile leggero ed accattivante che ha fatto grande il… grande romanziere.
Dalla novella, dall’inizio della novella per la precisione, si ha la certezza che in effetti Francesco Moscato (alias “u Vizzarru”) e la sua banda si nascondessero sulla vetta del monte sant’Angelo e quindi nelle grotte di tale monte e non in grotte al di sotto delle grotte de “u Verre” (scrivo “Verre” con l’iniziale maiuscola ma potrebbe essere benissimo minuscola).
Nella novella, infatti, il Dumas parla di un punto dal quale si vedono contemporaneamente l’abitato di Cosenza e l’abitato di San Lucido.
Ovviamente c’è anche un perché il Dumas collochi l’avventura, e la tragica fine, del brigante lametino Francesco Moscato in tale zona e non nel punto in cui effettivamente la stessa si è svolta, ossia nel territorio di Nicastro: la guida che accompagnava il romanziere francese ed i suoi amici (Jadin e il capitano Arena) da Cosenza a San Lucido dove li attendeva il veliero che li avrebbe riportati fuori dal territorio della Calabria Citra era un lametino che, resosi conto della suscettibilità del suo accompagnato, si divertì a terrorizzarlo un pochino con la storia appunto del brigante “u Vizzarru” facendogli credere che la storia si svolse in tale punto… zona oltretutto straricca di episodi sanguinolenti e briganteschi.
… era il 1835.
Raccogliemmo germogli di vitarva per un’altra mezzoretta. La nostra ingordigia (ma anche il numero e la tenerezza di germogli di vitarva che facevano capolino da muretti di borboniana memoria e da siepi e cespugli vari) sembrava non avere fine.
Era un piacere staccare quei germogli dalla pianta madre. Oltretutto se non li si raccoglieva ora nel giro di qualche settimana sarebbe stato inutile raccoglierli: troppo duri e comunque avrebbero messo le prime infiorescenze… inutili dal punto di vista alimentare.
Di tanto in tanto si vedevano delle macchine passare e guardarci lanciando un sorriso alquanto istupidito.
Qualcuno di loro avrà pure pensato che forse per noi erano ritornati i tempi della guerra (diversamente non avrebbero potuto giustificare tale nostro interesse per una pianticina alimentare di così insignificante valore).
Se qualcuno di loro si fosse fermato a fare qualche battuta sicuramente gli avrei risposto: “… ma non guardi la televisione? … Silvio Berlusconi per gli italiani è peggio della guerra e fossi in te imparerei a conoscere, ancora oggi che sei in tempo, non solo i germogli di clematis vitalba ma tutte le piante commestibili che la natura, calabrese in particolare, ci elargisce senza nulla chiederci in cambio!”. Non si fermò nessuno.
Ore 19,00 circa di giovedì 27 maggio 2010.
Finalmente decidemmo di salire definitivamente in macchina per far ritorno a casa.
Al limite al limite ci saremmo semplicemente fermati alla sorgente di sant’angelo “ppe ni spacchja na pocu a vucca” con un bel sorso di quella impareggiabile acqua… come sgorga dalla sorgente: senza nitrati, senza bollicine aggiunte, senza cloro… così come in altri tempi era anche l’acqua che sgorgava dai rubinetti di casa dei Sanfilesi. Quando a confluire nella rete idrica del Comune di San Fili c’era solo l’acqua “da sorgente du chiajatu”!
… ma il destino quella sera aveva ben altri programmi per me è per mia moglie… ed il destino si sarebbe presentato a poche decine di metri dalla sorgente di sant’angelo.
... il destino aveva, in quell'occasione, due corna in testa ma non era né il diavolo e né il fantasma del brigante "u Vizzarru"... era... ma questo è argomento del prossimo capitolo della nostra stupenda avventura... raccogliendo germogli di vitarva nel territorio intorno al valico Crocetta.
(continua - 5).
*     *     *
... un caro abbraccio dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace!

martedì 1 giugno 2010

A raccolta di Clematis Vitalba. Una stupenda (?) avventura intorno al valico Crocetta: la strada di Annibale (parte quarta).

Dal bivio per Falconara albanese, ossia da poche centinaia di metri dal valico Crocetta, si riesce persino a scorgere l’abitato di San Fili.
… è stupendo… e sarebbe ancor più stupendo se non si vedessero alcuni scempi (tagli indiscriminati e senza regole di bosco cedue) perpetrati dall’uomo ai danni della natura.
Ormai i nostri boscaioli (complici sicuramente quanti dovrebbero controllare il rispetto delle regole) non guardano più niente al loro incedere. Peggio di Attila: “Dove passo io non cresce più l’erba”! … e dove passano la gran parte dei boscaioli sanfilesi (o quanti tra loro, pur non originari del luogo, lavorano sul territorio sanfilese) ormai se vi cresce qualcosa, quella è sicuramente l’incidenza delle frane.
… dovrebbero cambiare mestiere, dovrebbero fare i barbieri. Taglio unico: a zero! … sono dei veri maestri ormai in questo tipo di taglio.
Saliamo in macchina, io e mia moglie, e ci dirigiamo verso la zona della fontana di sant’angelo, ossia lungo la strada che porta, appunto a Falconara albanese prima e a San Lucido poi.
Dai muretti che costeggiano la strada, proseguendo verso la zona della fontana di sant’angelo, fanno capolino un sacco di germogli di vitarve. Malgrado la strada è stretta (quasi ad un’unica corsia) il bottino è troppo succulento per non costeggiare la macchina, scendere ed iniziare a raccogliere i frutti della nostra indimenticabile (almeno per quanto ci capiterà fra non molto) passeggiata in montagna.
La busta ove riponevamo i germogli di vitarva iniziava a prendere una decisa consistenza ed… anche a pesare.
Piano piano giungemmo al punto in cui la strada provinciale incrocia la storica strada di Annibale. Mancano poco meno di duecento metri per giungere alla fontana di sant’angelo.
Non so quanto ci sia di vero, di storicamente vero, in questa definizione, ossia ne “la strada di Annibale”.
Mi disse che si chiamava così questa strada in terra battuta (in alcuni casi tra l’altro – nei pressi delle “grotte du Verre” - con dei massi che danno l’idea d’una lastricazione di romanica memoria) il mio carissimo amico Mario Oliva (passato a miglior vita agli inizi del terzo millennio).
Mario, con la sua stupenda enfasi nel riportare i classici racconti dei nostri anziani, mi disse che lì, proprio da lì, era passato il grande condottiero cartaginese.
Personalmente di due cose sono più che convinto: la prima è che se scendo per il ramo che ho sulla sinistra (guardando verso Falconara albanese) alla fin fine mi ritroverò a San Fili in località “macchia della posta”, la seconda è che in questo punto sicuramente vi passò Alexandre Dumas padre (ossia l’autore di “d’Artagnan e i tre moschettieri”) quando, nel 1835, da Cosenza dovette raggiungere San Lucido dove l’aspettava il vascello guidato dal capitano Arena.
In tale punto, infatti, prendendo una celestiale cantonata, il grande romanziere francese colloca la parte finale della vita del brigante lametino “u Vizzarro” (all’anagrafe Francesco Moscato)… ovvero, oltre che al prologo, la seconda parte della novella “Celestino e Cherubino”.
Anche in questa zona comunque, amorevolmente abbracciati ad un reticolato che delimita una proprietà privata, tantissimi germogli di vitarva da raccogliere si offrivano in modo a dir poco sacrificale alle ormai esperte mani di mia moglie e mie.
Essendo comunque in una zona eccessivamente esposta al sole e su un terreno poco umido, tali germogli si presentavano alquanto secchi e quindi quasi certamente duri, una volta cotti, al palato. Oltretutto vi erano evidenti i segni di qualche buongustaio che ci aveva preceduto da uno o due giorni… meglio proseguire oltre.
Risaliti in macchina, oltrepassammo, la sorgente di sant’angelo (un’acqua con un gusto decisamente stupendo… corposo, anche se qualcuno mi ha detto in altri tempi che alle analisi è risultata alquanto pesante): l’avventura continuava, ma non era ancora giunta al suo momento clou.
(continua - 4)
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... un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro affezionato Pietro Perri.
... /pace.