Per chi avesse perso le
prime 6 (o qualcuna delle prime sei) puntate di questo racconto… ricordo che
siamo in un sabato degli inizi di Marzo 2013, che da poco si sono registrate
due frane sul lato coste del nostro paesino (il lato che si affaccia sul
torrente Emoli) ed io sto facendo una bella passeggiata lungo… u jum’e Santu Fili… nel tratto compreso tra la
sorgente di Palazia e il ponte Crispini.
* * *
Ho sempre creduto che San
Fili ed i Sanfilesi se non sono discendenti dei colonizzatori partiti dalle
sponde dell’antica Grecia per portare la loro cultura e quindi la civiltà ai
popoli di ciò che sarà la penisola italiana… sicuramente lo sono dei loro figli
o dei loro nipoti.
Sono troppe, infatti, le cose
quotidiane (reminiscenze del passato?), che riportano il nostro pensiero e quindi
la nostra elementare immaginazione a ciò che di loro abbiamo studiato e
continuiamo a studiare sui libri di storia… a partire dalle scuole elementari.
Ovviamente, per tale ultimo
periodo, mi riferisco a quanti come me sono nati e felicemente vissuti anche -
non solo - nell’era ante Facebook, Twitter e diavolerie web simili. Diavolerie
che, è vero, ci mettono in collegamento con il resto del mondo ma che ci
estirpano in modo falsamente non violento dalla nostra realtà materiale: corso
XX Settembre (per quanto riguarda San Fili) con tutto ciò che scorre in su ed
in giù… di buono e di male nello stesso.
Se guardiamo ad esempio
tantissimi termini appartenenti al dialetto dei nostri padri (oggi, credetemi,
neanche l’abbiamo un dialetto) troviamo non solo termini che risalgono alle
dominazioni arabe, romane, spagnole e francesi ma anche e soprattutto… greche.
Non solo: sempre rifacendoci a ciò che resta della memoria storico-popolare dei
nostri padri e dei nostri nonni… sono tantissimi i modi di fare (specie in
campo religioso o pseudo religioso), le credenze (favole e similari) e la
toponomastica che ci riportano dritti dritti a respirare la nostra stupenda -
mai dimenticata del tutto -aria ellenica.
Un esempio è proprio (ripeto:
secondo la mia proverbiale ignoranza in materia) ciò in cui ci imbattiamo nella
parte inferiore de “a scisa du
canalicchiu”. Da non credere, in tale zona ci imbattiamo non solo in ben
due bivi (punto d’incontro di tre vie con almeno due opportunità di scelta
proposte al viandante) ma anche e soprattutto a due tesori - purtroppo solo
“fantastici”… credo - maledetti e ad una nicchia in cui almeno fino alla fine
degli anni Sessanta era riposta una statuetta ricordante la madonna.
La madonna o… la dea - greca
e cara ai bivi - Ecate?
Il primo bivio in cui m’imbatto
- risalendo la scalinata ed il viottolo che ho inforcato nella piccola valletta
dove c’è il ponte di Crispini (o crispino) a collegare le due sponde del
torrente Emoli... u jum’e Santu Fili
- è quello che mi dà come scelta il proseguire verso il centro abitato del
paese o dirigermi verso contrada Profico: la prima scelta a sinistra e la
seconda scelta a destra.
Difronte a me vedo il buco
con il famoso “maledetto” tesoro “ara
scisa du canalicchiju”… quello della “quadara
chjina d’oru”. Gli do una breve occhiata e proseguo subito con la mia
scelta di strada. Ad ogni bivio in cui c’imbattiamo nella vita - lo sapevano
bene i pitagorici e non solo loro - è obbligatorio fare una scelta, giusta o
sbagliata che la stessa si dimostri: bloccarci equivale comunque a morire.
Scelgo la prima… la
stanchezza inizia a sentirsi… e con essa anche un certo languorino allo
stomaco. Dopotutto si sono fatte anche le ore 13, abbondanti.
Quindici metri più avanti m’imbatto
in un altro bivio ed in un altro “maledetto” tesoro. Di questo secondo tesoro (in
cui ci imbattiamo a tre o quattro metri, risalendo “u canalicchiju” per ritrovarci in piazza Rinacchio, in un foro che
prende forma su un antico muro in pietra… alla nostra destra) so ben poco e
spesso dubito anche che lo stesso esista o sia mai esistito anche solo nella
deviata fantasia di qualche mio caro compaesano. A differenza del primo, di cui
ne sono più che certo… visto il numero di testimoni in cui mi sono imbattuto.
Anche questo bivio mi obbliga
ad una scelta: salire verso piazza Rinacchio e poi proseguire, lungo corso XX
Settembre, fino a piazza san Giovanni dove ho lasciato la macchina o… imboccare
la viuzza, alla mia sinistra anche questa, che costeggiando il paese mi farà
miracolosamente ritrovare all’imbocco di via Emoli e da qui direttamente… mmiuenzu u puontu.
… scelgo questa seconda
ipotesi. Ed eccomi, nello spazio di pochi minuti, ritrovarmi mmienzu u puontu e da qui bel men che
non si dica in piazza san Giovanni.
Termina così questa mia
stupenda passeggiata durata qualche ora di un sabato mattina del mese di Marzo
2013 e finita nello stesso punto in cui l’avevo iniziata.
Spero di non avervi scocciato
troppo con questo racconto e spero che a qualcuno possa servire di sprone ad
intraprendere questo mio stesso percorso.
Abbiamo un territorio
stupendo intorno al nostro centro abitato… sarebbe bello riappropriarcene e
ritornando ad amarlo e quindi a viverlo… con tutte le sue profumate e
variopinte realtà ma soprattutto con tutte le mie… stravaganti fantasie.
* * *
… un caro abbraccio a tutti dal sempre vostro
affezionato Pietro Perri.
… /pace!